TREKKING A CAVALLO

pubblicato in: The Giants

1)

Accorgimenti fondamentali

Cari amici, parecchi di voi, appassionati di Country Music, amano anche i cavalli, e alcuni fanno passeggiate in sella. Come sapete, per me il Country si basa essenzialmente sulle andature equine, per cui mi permetto di suggerirvi dei consigli (richiesti da qualcuno) per godere un trekking nel migliore dei modi, magari ascoltando i brani che più amate.

Fate in modo però che la musica non vi distragga troppo…

SICUREZZA

– Conoscere bene il percorso da affrontare per sapere come evitare intralci, fossi, strapiombi,

impedimenti di vario genere, strade asfaltate e con incroci.

– Stare il più possibile lontano dagli strapiombi, in modo che se il cavallo scarti per un qualche

motivo rimanga uno spazio sufficiente per non precipitare. In contemporanea toccarlo con lo

sperone dalla parte dello strapiombo spostando la redine verso la parte non pericolosa.

– Lungo il percorso, all’avvicinarsi di ostacoli, individuare subito una zona laterale nella quale

introdursi lasciando libero il passaggio ad eventuali auto, moto, trattori, facendo loro segno di

rallentare la velocità, o in caso di pericolo, facendo segno di fermarsi momentaneamente.

Il sospiro profondo del cavaliere fatto sentire al cavallo contribuisce a tranquillizzarlo.

Uscite in gruppo

– Accertarsi sull’atteggiamento tipico delle persone con cui uscire in passeggiata, evitando di

aggregarsi a chi di solito vuole mettersi in mostra galoppando senza ritegno per il solo fatto di

sentirsi importante, di dimostrare la propria ‘capacità’ che molto spesso fa rima con ‘stupidità’.

Più saggio in quel caso uscire da soli. I rischi vanno sempre limitati al massimo.

– In gruppo, procedere in fila indiana, lasciando lo spazio di un paio di metri tra l’uno e l’altro,

evitando così che se i cavalli dovessero scalciarsi fra loro possano creare guai seri. Se il

cavallo è solito scalciare (mettergli un fiocco rosso alla base della coda come avvertimento), stare

in fondo alla fila.

– In caso di incidente, da soli o in gruppo, contattare il 118.

ATTREZZATURA PERSONALE

In un contenitore posto dietro la sella, e/o di lato, tenere sempre:

– Una capezza con lunghina per attaccare alla staccionata o al ramo di un albero il cavallo lasciato

temporaneamente solo (pranzo/cena del cavaliere) nel caso in cui il trekking duri una giornata o

più e non sia disponibile un box o un paddok. Allentargli il sottopancia o togliergli la sella.

– Un nettapiedi per togliere un sasso che si incastri tra il fettone e il ferro.

– Una cesoia per tagliare rametti con o senza spine all’altezza del cavaliere.

– Un serramanico affilato per tagliare una redine nel caso in cui resti impigliata in modo pericoloso.

– Un machete per tagliare rami medio-grandi che impediscano il passaggio.

– Un impermeabile da indossare in caso di pioggia.

– Qualche cerotto e un disinfettante per curare eventuali piccole ferite.

– Un lacciolo in gomma o in lattice per impedire la fuoriuscita di sangue.

– Un portazoccoli anteriore in plastica da inserire nel caso in cui il cavallo perda un ferro.

RIPOSO

In un trekking impegnativo e/o lungo, ogni ora e mezza scendere da cavallo, farlo brucare e portarlo a mano per 5 – 10 minuti, cosicché possa rilassarsi e defatigarsi.

2)

REGOLA GENERALE DA SEGUIRE SEMPRE

Applicando la metodologia dell’horseman Henry Blake, usare la voce con il proprio cavallo: il tono basso e pacato lo tranquillizza, il tono alto lo pone in guardia o lo sottomette.

Anche il contatto con le nostre mani (carezze) lo rilassa. E’ un animale predato per natura, e quindi fondamentalmente ha paura: sta a noi fargliela passare.

COMANDI VOCALI

Anticipare quello che il cavallo deve affrontare con un avvertimento.

Alcuni esempi: ‘C’è un fosso’ – ‘Veloce, veloce!’ – ‘C’è un trattore dietro’ – ‘C’è un’auto davanti’ – ‘Fermo!’ – ‘Vai!’ – ‘Ci sono le mucche’ – ‘No!’ – ‘Bravo!’ ecc.

Nel periodo della cacciagione, avvicinandosi alla boscaglia, annunciare la propria presenza con voce alta o con un fischio in modo che il cacciatore si renda conto che nei paraggi si trova qualcuno, ed eviti così di colpirlo.

Il suddetto metodo di Henry Blake richiede tempo per funzionare ma è efficacissimo, perché il cavallo, a forza di sentire ‘quella parola’, capisce ciò che deve o non deve fare, e cosa si accinge ad affrontare.

Abbina infatti il suono vocale a ciò che gli si richiede e a ciò che gli sta intorno (eventuali pericoli)

elaborando questo concetto: “Se il mio cavaliere ha visto quella cosa non mi devo preoccupare, perché mi fido di lui”. Infatti si fida di noi fin quando non lo tradiamo.

IMPORTANTE

Mai dare un comando o un’informazione sbagliata, perché il cavallo rimarrebbe confuso.

ASPETTO DA NON SOTTOVALUTARE

La metodologia di Henry Blake – a differenza di altre in uso corrente – non costa un centesimo.

Tutti la possono applicare, a patto che siano dotati di pazienza e costanza.

I risultati che ne conseguono si riveleranno sorprendenti.

 

Buon trekking!

Il Texano

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