Aaron Watson il texano moderno dall’animo antico

pubblicato in: The Giants

Tra i singer più significativi ed apprezzati del Lone Star State, che ha sfornato e sforna numerosissimi cantanti di assoluto valore, trova un posto eccellente questo giovane artista, che con le sue interpretazioni calde e trascinanti sa ricreare quel pathos unico e inimitabile proprio dell’Ovest americano, sempre ricco di fascino e di voglia di avventura, tra contrasti e stimolo ad andare avanti superando ogni ostacolo. Caratteristiche dal sapore mitologico.
Iniziamo dunque il nuovo anno con questo personaggio eccezionale, che di recente a Padova ha entusiasmato migliaia di appassionati giunti da tutta Europa con un concerto strepitoso, al quale molti di voi hanno avuto lla fortuna di prendervi parte.
Aaron nativo di Amarillo, chiamato anche ‘Honky-tonk Kid’ per via di un suo brano del 2004 interpretato dal leggendario Willie Nelson, oltre che autore possiede un’espressione vocale che riporta immediatamente l’appassionato di Country Music alle atmosfere create dalle immense praterie con tanto di cavalli e cavalieri, greggi, caseggiati rustici quanto affascinanti (quando ‘il quasi nulla’ coincide con ‘il tutto’), saloon spesso luogo di risse dietro richiesta della filmografia, ma in effetti ricchi di calore, di allegria e di sana amicizia oltreché di aiuto reciproco in caso di difficoltà (andarci per rendersene conto). Dunque una voce chiara e penetrante la sua, venata ora da senso di allegria ora da interiorizzazione di sentimenti quali amore, passione, tristezza, speranza.

La sua storia musicale inizia all’Abilene Christian University con lo studio della chitarra, per poi passare ad interpretazioni canore e approdare anche al genere Gospel con la raccolta ‘Barbed Wire Halo’. Album dopo Album, Aaron a partire dal 2008 ha fatto incetta di successi sia in America che in Europa. E’ giunto anche in Italia quanche tempo fa. A Vicenza, ha letteralmente mandato in visibilio l’uditorio dei sempre più numerosi appassionati, molti dei quali, ascoltandolo, come per incanto si sono trovati immersi nel West senza neppur dover acquistare il biglietto aereo. Per di più stando dietro casa o quasi.
Miracoli che solo la musica riesce a compiere.
Oltre alle qualità vocali e interpretative, Watson, con la sua naturalezza e simpatia, genera quel senso di aggregazione fatto di semplicità che fa rima con amicizia immediata capace di abbattere ogni ostacolo geografico e culturale.
Diventa davvero difficile citare solo alcune delle composizioni che lo hanno reso celebre, perché la scelta a quel punto è puramente personale.
“Wish I Could I’d Been Driking” suscita grande allegria sostenuta da una musicalità molto ritmata, che, come direbbe qualcuno, ‘fa risuscitare i morti’. Passione intensa con accenti romantici caratterizza “I’ve Always Loved You”, mentre “Whiskey On The Fire”, con andatura a passo di cavallo, tratteggia sentimenti dionisiaci e cuori spezzati. Andatura cadenzata, ma non da cavallo, per “Mackenzie Park”, e aria messicaneggiante con tanto di sombrero con “Language Of Love”. Senso del viaggio, con ciò che comporta, in “Will You Love Me In A Trailer”, mentre “Hearth Of Life” è un autentico capolavoro contraddistinto da intense sonorità che sottolineano la vita nei suoi aspetti più profondi. Notte texana tipica del cowboy nel brano “Hearts Are Breaking Across Texas”, e travolgente ballata con le note di “Beginner’s Love”.
Tante indicazioni, ma che restano poche per contribuire a far apprezzare il nostro Aaron, che con il brano “The Underdog” qualche mese fa è entrato nel gotha delle classifiche statunitensi.

Il Texano

 

 

 

Immagine articolo e anteprima:

Chiefomar1, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
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