Il Country? Difendiamolo!

pubblicato in: The Giants

Già. Le serate musicali si susseguono incessantemente un po’ ovunque, soprattutto quelle riservate alla Country Music, che negli ultimi decenni si è sviluppata in modo esponenziale a livello nazionale e internazionale.
Cappelli, stivali, cinture con tanto di fibbione e via a ballare Line Dance, Two Step, Catalan su arie ora dondolanti ora frenetiche. Uno spettacolo che riconduce alle coreografie del selvaggio West immortalate da film che hanno fatto la storia, e che tuttora vivono più che mai negli States: non solo in quelli del sud-ovest ma anche a nord-est, ad esempio, guarda caso, a New York.
Dalle nostre parti si corre però un rischio: quello legato alle innumerevoli scuole che, per effetto della competitività coreografica, sono indotte a proporre brani che con la Country Music hanno sempre meno a che fare, in quanto sono contaminati da altre sonorità che spaziano dal Rock ad altri generi caratteristici delle discoteche.
E’ un rischio per il suo avvenire. Qualcuno esclama (e non a torto): “Ma dove andiamo a finire?”. Boh! Non si può prevedere il futuro prossimo, ma per stivali, cappello e fibbioni si tratta di un azzardo sicuramente non positivo.
Chi ama il mondo western non si trova proprio a suo agio ascoltando arie contraddistinte da bum, bum, bum. Questo perché il bum, bum, bum nulla ha a che fare con i saloon, le praterie, i cavalli, il senso di leggenda peculiare dei Paesi degli Stati del Sud americani.
Se si fa un viaggio in quei luoghi ci si rende conto che la musica proposta è in funzione del rilassamento, del divertimento fine a se stesso, non della competizione fra questa e quella scuola, con l’obiettivo non dichiarato ma evidente di essere i più belli e i più bravi.
Occorre dunque riflettere, e focalizzare al meglio lo spirito, e le motivazioni, con cui si intende indicare la strada da percorrere. Se cioè la strada voluta è quella specifica del cowboy e della cowgirl.

Il Texano

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