Chris LeDoux, un vuoto incolmabile

pubblicato in: The Giants

9 marzo 2005: giù il cappello da cowboy trattenendo a stento una lacrima.

In quella data maledetta se ne andava, suonando e cantando, uno dei più grandi e significativi country singer di tutti i tempi: l’amatissimo Chris LeDoux.

Da diversi anni manca a tutti gli appassionati la sua voce inconfondibile, le sue arie piene di gioia e di speranza, i ritmi propri di una terra, il West, che ha saputo onorare ed esaltare per la passione legata al rodeo e per l’arte manuale (era pure scultore di bronzi).

Dunque un tributo assolutamente doveroso e comunque del tutto insufficiente.

Nato nel ’48 nel Mississippi, questo cowboy, grazie alle qualità innate di uomo di cavalli (vinse il suo primo rodeo a Denison in Texas a soli 13 anni divenendo poi professionista affermato di questa specialità, e affermandosi come campione del mondo nel Bareback Riding), di allevatore e di cantante, il Grande Chris ha viaggiato in lungo e in largo per gli States, cogliendo il meglio di quelle terre, dal Texas all’Oklahoma al Wyoming, e mettendo in musica ciò che trapela da quei luoghi così misteriosi e affascinanti, tanto che chi li ha vissuti porta con sé per il resto della vita un bel carico di nostalgia.

Le melodie, i ritmi che è stato in grado di proporre con voce calda, rotonda, suadente, definitiva, hanno conquistato milioni di americani, compresi artisti quali Garth Brooks (scusate se è poco) con cui coltivò una profonda e costruttiva amicizia. Basti pensare che LeDoux vendette circa 235 mila dischi. Autoesaltazione? Assolutamente no. Da vero cowboy, continuò la propria strada in tutta semplicità, rifiutando anche proposte di notevole portata che però non ne rispecchiavano il modo di interpretare la vita di uomo vero a 360 gradi. “Cowboy”, disco pubblicato nel 2000, è una sorta di profilo autobiografico con tanto di speroni ai piedi.

Solo la malattia gli impedì un’ascesa in progressione continua: una battaglia che il nostro eroe combatté con la Colt fra le mani, ma quando dall’altra parte c’è il Winchester…

E’ scomparso a soli 56 anni nell’amatissimo Wyoming. Chissà cosa sarebbe ancora stato in gradi di donarci. La statua a lui dedicata nel parco di Kaycee è la testimonianza di quanto fosse amato da tutti, anche da coloro che erano, e sono attratti da generi musicali differenti. Perché i grandi sono grandi, al di là di tutto e di tutti.

Limitativo ridurre a poche righe composizioni entrate nella storia della Country Music. Nel ‘caso Ledoux’ è un’impresa persa in partenza. Dunque citiamo solo qualche titolo tratto dal gusto del tutto personale di chi scrive. “The Real Thing”, “A Little Money Honey”, “I Do It For Me”, “Born In Mississippi”, “Running Through The Rain”, “I Belive In America”, “Cowboy Songs”, “Foggy Mountain Break Down”, “Johnson County War”, “Hard Times”, “The Lady Is Dancing With Me”, “Song Of The Yukon Rose”, “Blue Bonnet Blues”, “I’We Got To Be A Rodeo Man”, “Five Dollars Fine”, “Fathers And Sons”, “Stampede”, “ Wen I Say Forever”, “Honky Tonk World”, “Dallas Days Fort Worth Nights”, “Love Needs A Fool”, “Slow Down”, “Billy The Kid”, “Horsepower”, “One Less Tornado”, “A Cowboy Was Born”, “The Buffalo Grass”, “Rodeo Moon”, “Between The Rainbows And The Rain”, “Photo Finish”, The Passengers”, “Paint Me Bach Home In Wyoming”, “Lean, Mean And Hungry”, “Night Rider’s Lament”, “So You Want To Be A Cowboy”, “Born To Follow Rodeo”, “Bareback Jack”, “Our First Years”, “National Finals Rodeo”, “It Ain’t The Years It’s The Miles” e “The Greatest Prize”.

Un suggerimento a tutti gli appassionati di trekking. Durante la cavalcata proviamo ad ascoltare alcuni di questi brani. Come per incanto ci si sente in una dimensione diversa, in una specie di vago paradiso. Quasi in quel Paradiso dove Chris ora si trova cantando con la chitarra in mano per la delizia degli angeli.

Al di sopra del cielo, ma con cuore eternamente cowboy.

Il Texano

 

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